sabato 30 agosto 2008

Quando è nato "90° minuto"

E' USCITO "SPORT IN TV", STORIA E STORIE DALLE ORIGINI A OGGI, SCRITTO DA PINO FRISOLI E MASSIMO DE LUCA, PUBBLICATO DA RAI ERI. E' LA PROSECUZIONE IDEALE DI "LA TV PER SPORT", ORMAI FUORI COMMERCIO, CON ANCORA PIU' NOTIZIE. SE CERCATE "LA TV PER SPORT" DOVETE ACQUISTARE "SPORT IN TV".

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Con l'accordo tra Rai e Lega Calcio torna anche, dopo la parentesi di tre anni sulle reti Mediaset tra "Serie A" e "Controcampo ultimo minuto", lo storico "90° minuto". La trasmissione trasloca su RaiDue e sarà condotta da Franco Lauro, già alla guida nelle scorse tre stagioni di "90° minuto serie B". Eccone una breve storia tratta dal libro "La Tv per sport" nel paragrafo "Arriva 90° minuto".

La trasmissione nasce dopo il grande successo di pubblico del Mondiale messicano. La "Domenica sportiva" non basta più, va in onda la sera tardi e sono tanti gli italiani che non possono restare in piedi fino a quell’ora. Così, domenica 27 settembre 1970, prima giornata del campionato di serie A, parte "Novantesimo minuto" (all’inizio si scriveva così). Il programma è ideato da Paolo Valenti, Maurizio Barendson e Remo Pascucci. I primi due sono volti noti al grande pubblico: Valenti è stato protagonista nel 1967 di una memorabile radiocronaca del match Benvenuti-Griffith dal Madison Square Garden di New York, tenendo in piedi gli italiani, nonostante la Rai avesse deciso di non mandare l’incontro in diretta tv per l’orario notturno; Barendson è il caporedattore dello sport al Telegiornale, nel quale compare spesso a commentare i fatti sportivi; Pascucci è il terzo uomo, il braccio che si muove dietro le quinte. Nei primi anni il programma dura non più di dieci-quindici minuti, il tempo di leggere i risultati, fornire la colonna vincente della schedina del Totocalcio e far vedere qualche immagine delle partite giocate a Roma o Milano, uniche sedi dove era possibile realizzare un servizio in breve tempo. Anno dopo anno, il programma aumenta la durata grazie anche alla maggiore disponibilità di immagini, ma soprattutto sale l’interesse.

Maurizio Barendson racconta così, in un’intervista rilasciata a "TV Sorrisi e canzoni" nel 1973, l’origine del programma: «“Novantesimo” nacque tre anni fa come una piccola cosa. Valenti ed io, che siamo i presentatori, partimmo da un’idea in un certo senso concorrenziale. Come uomini di televisione, non ci era sfuggita la sproporzione fin troppo evidente sul piano informativo fra radio e Tv rispetto al campionato di calcio e allo sport in genere. E non ci andava giù, a riprova che la concorrenza può essere un ingrediente necessario per una informazione rapida e completa. La radio doveva buona parte del suo orgoglioso rilancio proprio allo sport e specialmente a “Tutto il calcio minuto per minuto”, che è un perfetto esempio di trasmissione-staffetta, mentre la televisione, avendo costruito il suo successo sulla potenza delle immagini, si era un po’addormentata sugli allori da questo punto di vista. Bisognava rompere quindi gli schemi. Da principio fummo visti con diffidenza e incredulità. Forse ci temevano senza dirlo, forse erano davvero convinti che il tentativo sarebbe fallito. Non è stato così. La trasmissione, che era cominciata cautamente come una lettura di risultati, qualche telefoto e un paio di filmati, doveva in breve tempo rivelare le sue vere possibilità, che erano quelle di dare una documentazione, sia pure incompleta in alcuni casi, di tutte le partite di serie A». Particolarmente interessante la considerazione di Barendson su calcio e Tv, spesso accusata di allontanare il pubblico dagli stadi: «C’è anche chi ha pensato e pensa tuttora che innovazioni televisive come questa possano essere alla lunga di danno al calcio. Sarà un caso, ma da quando i programmi della Tv sul campionato e sul resto dell’attività calcistica sono cresciuti, il diagramma che segna l’affluenza del pubblico negli stadi è tornato a salire. La verità è che se una cosa piace (e il calcio, bene o male che sia giocato, piace agli italiani) la Tv non può che assecondare il successo, aumentando la base dei conoscitori, da cui nasce l’esercito dei tifosi». Oltretutto, le statistiche dicono che il pubblico di «90° minuto» è composto al 65 per cento da donne e tutto questo spinge i conduttori a usare un linguaggio comprensivo anche a un pubblico di non addetti ai lavori. Barendson immagina anche il futuro della trasmissione, che sembra tanto vicino ai programmi di oggi: «L’ambizione è quella di crescere. Pensate a un “Novantesimo” distribuito tutto l’arco della domenica, come tanti piccoli intervalli sportivi (non solo calcistici) tra un programma e l’altro».
Nel 1976, con la riforma della Rai, Barendson passa al Tg2 e Valenti resta l’unico conduttore. Inoltre, le sedi regionali vengono gradualmente messe in condizione di andare in diretta, pratica fino ad allora permessa solo alle sedi di Roma, Milano, Torino e Napoli. Fanno così il loro ingresso i corrispondenti esterni: giornalisti delle sedi regionali, ognuno addetto alla squadra della propria città o regione. In pratica, nasce quello che sarà chiamato il “teatrino di 90° minuto” e che renderà famosi i tanti inviati. Tonino Carino da Ascoli, Gianni Vasino da Milano, Luigi Necco da Napoli, Cesare Castellotti da Torino, Ferruccio Gard da Verona, Marcello Giannini da Firenze, Giorgio Bubba da Genova, Maurizio Calligaris da Udine, Franco Strippoli da Bari, Emanuele Giacoia da Catanzaro hanno contribuito con tanti altri giornalisti a rendere leggendaria questa trasmissione. Alcuni di loro, come Lamberto Sposini da Perugia e Puccio Corona da Catania, hanno fatto carriera nei telegiornali.

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ALCUNE RECENSIONI SCRITTE SU "LA TV PER SPORT"
Leggi la recensione di Aldo Grasso sul "Corriere della sera".
Leggi la recensione di Gazzetta.it.
Leggi la recensione del Corriere dello Sport.
Leggi la recensione del Corriere del Ticino.
Leggi la recensione del Guerin Sportivo.
Leggi l'indice degli argomenti.

Ecco la storica sigla di "90° minuto".

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